NIETZSCHE
Friedrich
Wilhelm Nietzsche nacque il 15 ottobre 1844 a Röcken
(Germania) e morì il 25 agosto del 1900 a Weimar. Fu
cittadino prussiano e poi apolide. È
considerato tra i massimi filosofi e scrittori di sempre, le sue
opere hanno infatti influenzato notevolmente il pensiero etico,
letterario, religioso, politico e psicologico del mondo occidentale. La
sua filosofia (anti-idealista, antipositivista e esistenzialista) è
considerata da alcuni a metà tra la filosofia tradizionale e un
nuovo modello più provocatorio.
Il
pensiero
filosofico di Nietzsche può essere spartito in quattro fasi:
La
fase giovanile:
segnata dall’interesse e l’ammirazione per il filosofo
Schopenhauer e il musicista Wagner. Questo periodo è segnato dalla
pubblicazione dell'opera “La
nascita della tragedia” (1872).
Nietzsche
celebra la vita ponendosi come un discepolo di Dioniso (dio delle
passioni che si contrappone ad Apollo, dio dell'ordine e della
razionalità).
La
fase intermedia:
in questo periodo Nietzsche
scrive “Umano,
troppo umano”
(1878-1880) e “La
gaia scienza”
(1882), opere in cui prevale un approccio
di tipo “scientifico”.
Ripudia
coloro che lo avevano precedentemente ispirato e critica la
metafisica anche tramite l'espressione della “morte di Dio”.
Secondo Nietzsche Dio è la più grande menzogna dell'umanità,
tramite la quale l'uomo fugge dall'esistenza poiché spaventato dal
caos della realtà. Solo chi accetta la morte (figurativa) di Dio,
ossia delle certezze, diventa “superuomo” (conceto con il quale
si apre la terza fase).
La
terza fase:
comprende l'opera "Così parlò Zarathustra",
in cui Nietzsche scrive "Morti
sono tutti gli dei: ora vogliamo che il superuomo viva".
Il termine originario tedesco utilizzato da Nietzsche
è
“Ubermensch”,
ossia
“oltreuomo”
(un uomo oltre l’uomo esistente). È un concetto che comprende
tutti i temi della filosofia di Nietzsche.
Il
superuomo corrisponde
ad
un uomo nuovo,
diverso da ciò che conosciamo, e le sue caratteristiche sono:
- l’accettazione della “morte di Dio” e della fine delle certezze
- l'accettazione del ripetersi continuo degli eventi
- la capacità di mettere in discussione la morale
- il porsi come “volontà di potenza” (in continua espansione)
La
fase finale:
comprende gli scritti degli ultimi anni tra cui “Genealogia
della morale” (1887)
ed “Ecce
homo” (1888).
Nichilismo
Il
filosofo afferma che la morte di Dio costituisce un momento
emancipatorio in quanto morte di una menzogna millenaria e
presupposto per la creazione di nuovi valori.
Secondo
Nietzsche il nichilismo è il terribile senso di assenza di uno scopo
che l'uomo prova in seguito alla morte di Dio.
A
questo senso di assenza si può reagire tramite due modi.
Il
primo consiste nel sostituire dei nuovi valori a quelli vecchi ormai
morti. Questi nuovi valori devono avere la stessa forma di quelli
passati, sostituendo però i valori supremi di Dio con dei nuovi
valori assoluti.
Il
secondo modo consiste nel nichilismo vero e proprio, classificabile
in:
- nichilismo passivo: prevede l'abbandono dell'uomo alla disperazione, senza una guida in un mondo di dolore.
- nichilismo attivo: anche detto estremo o estatico, prevede la capacità (data dal coraggio) di vivere gioiosamente questa disperazione facendone un'occasione libera e creativa per distruggere le menzogne del passato e diventare artefici del senso della propria vita.
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