In un quaderno di poesie, Marx scrive anche quattro epigrammi su Hegel. In uno di questi racconta come comunicò al padre la decisione di abbandonare gli studi giuridici per dedicarsi a quelli filosofici. L'hegelismo era l'espressione culturale e filosofica dominante in Prussia. Infatti i sostenitori del potere assoluto ne davano un'interpretazione conservatrice, e perciò erano appartenenti alla "destra hegeliana". Mentre coloro che credevano in un rinnovamento politico e culturale in senso liberale e democratico erano definiti la "sinistra hegeliana" (o anche giovani hegeliani, per via della loro età media). Essi esaltavano gli aspetti progressivi dell'hegelismo: in particolare della dialettica che prevede che tutta la realtà, anche sociale e politica, è un continuo divenire.
Il pensiero di Karl Marx è distintivo in quanto non si limita alla dimensione puramente filosofica, sociologica o economica, ma verte nell'analisi globale della società capitalista. Le influenze culturali alla base del marxismo sono principalmente tre: la filosofia classica tedesca (da Hegel a Feuerbach), l'economia politica borghese (da Smith a Ricardo) e il pensiero socialista (saint-Simon)
Nella filosofia di Marx, l'interpretazione della religione è fondamentale. Marx ritiene che Feuerbach sia il primo ad aver superato la vecchia filosofia, facendo un passo avanti rispetto ad Hegel. Marx condivide l'idea di Feuerbach della matrice umana della religione (ossia il meccanismo generale dell'alienazione religiosa). Ritiene però che le cause di essa non vadano ricercate nell'uomo in quanto tale ma invece nella storia della società che produce questo "oppio dei popoli", ossia un'illusoria consolazione per le masse le quali soffrono a causa delle ingiustizie sociali. Marx afferma che, dato che la religione è il risultato di una società malata, l'unico modo per abbatterla è abbattere le strutture sociali che la producono (e quindi le classi sociali).
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