Ludwig
Feuerbach nacque in una numerosa famiglia protestante nel luglio 1804
a Landshut,
in Baviera.
Fu
incoraggiato dal suo professore di teologia, l'hegeliano Carl
Daub,
a frequentare la facoltà di teologia
di Heidelberg.
Feuerbach era però attratto
dal successo delle lezioni di Hegel
a Berlino
e perciò decise di iscriversi all'Università di Berlino per seguire
i suoi corsi di
logica,
metafisica
e
filosofia
della religione.
Inizialmente Feuerbach condivide il pensiero della filosofia
hegeliana. Egli nega però "l'immortalità" individuale
attraverso il
rapporto tra individualità e sensibilità (intesa come appartenente
ad un corpo legato allo spazio
e
al tempo).
Nel 1839 Feuerbach capisce che non è possibile considerare come assoluta una singola filosofia (e quindi neppure quella hegeliana), anche nel caso si riconosca in questa la sua logica e universalità. Se questo avvenisse significherebbe portare gli uomini a rinunciare alla libera ricerca. Feuerbach
arriva a questa conclusione applicando il pensiero hegeliano che ogni
filosofia
è
il proprio tempo espresso in concetti, ed applicandolo alla stessa
filosofia hegeliana. Ogni filosofia quindi, dipende da quelle
precedenti poiché parte da presupposti legati a quella determinata
epoca. Ciò vuol dire che anche la filosofia hegeliana apparirà come
una filosofia del passato. L'unica filosofia che inizia senza
presupposti è quella che prevede totale libertà di pensiero e che è
capace di mettere in dubbio anche se stessa. La filosofia non deve
soltanto essere erede della tradizione, ma deve dunque andare oltre
il pensiero di Hegel (il quale che non critica la realtà di fatto,
ma tenta di comprenderla nella sua razionalità).
Il compito del libero uomo pensante consiste invece nella negazione
del presente per creare qualcosa di nuovo. Infine Feuerbach
comprendere come la filosofia di Hegel sia in realtà teologia
filosofica
e critica la "Scienza
della logica"
di Hegel (essere, nulla e (di)venire).
Con
“L’essenza del cristianesimo”, Feuerbach distingue tra
l’essenza vera (antropologica) e quella falsa (teologica) della
religione. L'oggetto religioso, a differenza di quello naturale, non
esiste al di fuori dell’uomo. Per questo motivo la conoscenza di
Dio è il risultato dell'autocoscienza dell’uomo. Non è Dio ad
aver creato l’uomo, ma
l’uomo ad aver creato Dio. L’uomo
ha infatti proiettato le sue migliori qualità elevate in sommo grado
creando la personalità di Dio. Feuerbach afferma infatti che “la
personalità di Dio è la personalità dell’uomo liberata da tutte
le determinazioni e limitazioni della natura”. Se l’essenza del
dio panteistico è l’essenza della natura, allora l’essenza di
Dio è un'essenza personale e soggettiva di chi lo concepisce, che
giudica facendo dei suoi sentimenti la misura di ciò che deve
essere. Il cristianesimo è dunque la religione dell’uomo
soggettivizzato. Se nel paganesimo la natura non era oltrepassabile,
nel cristianesimo l'uomo necessità di superare questo approccio
primitivo con la natura attraverso il miracolo, la resurrezione,
l'aldilà, la nascita sovrannaturale e Dio fattosi uomo.
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