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BRUNO

 B  R  U  N  O 
Giordano Bruno nacque a Nola (in Campania) nel 1548 e a 17 anni entrò nel convento di 
San Domenico Maggiore a Napoli. Sospettato di eresia, nel 1576 fuggì a Roma, si spogliò dell'abito domenicano e cominciò a peregrinare per molte città europee: Ginevra (dove per un breve periodo si fece calvinista), Tolosa e Parigi (dove pubblicò nel 1582 la
commedia Candelaio). Si spostò quindi in Inghilterra: insegnò a Oxford e pubblicò a Londra i dialoghi italiani (Cena de le ceneri, De la causa principio e uno, De l'infinito universo e mondi, Spaccio de la bestia trionfante e De gli eroici furori). In queste opere utilizzò uno stile e un linguaggio particolare, a volte rozzo e dialettale, a volte complicato, ma sempre capace di esprimere la sua ansia di libertà e verità.
Dopo un soggiorno a Parigi, viaggiò per la Germania e a Francoforte pubblicò i poemi latini. Accolse quindi un invito a recarsi a Venezia, dove fu denunciato come eretico dal
suo ospite, che aveva sperato di essere istruito nelle arti magiche; nel 1592 fu pertanto arrestato. Trasferito all'Inquisizione di Roma, fu processato; rifiutò di ritrattare le proprie idee e fu condannato a bruciare sul rogo, pena che affrontò con coraggio nella piazza di Campo dei Fiori a Roma nel 1600. Per il suo coraggio è diventato un simbolo del libero pensiero.

Molta influenza ebbe sul pensiero di Bruno la teoria eliocentrica di CopernicoBruno affermò arditamente che l'Universo non può avere limiti: descrisse un Universo infinito nello spazio e nel tempo in cui Dio si espande e si manifesta: infinito quindi non è soltanto Dio, ma anche il mondo in quanto causato da Dio. Per Bruno nell'Universo tutto è vita: esso è animato da un principio vitale intrinseco e si presenta come una totalità le cui varie parti si collegano le une alle altre. Esso quindi è fatto di corrispondenze e consonanze segrete che il filosofo-scienziato deve scoprire, perché se sarà capace di capire i segreti della natura e i suoi modi di operare, potrà dominarla. Dio nella sua attività creatrice esce da se stesso e si esteriorizza nel mondo, moltiplicandosi in infinite esistenze attraverso un processo di discesa che lo porta a immedesimarsi nella natura. Pertanto, Dio è visibile e sperimentabile ovunque; la religione, quindi, deve insegnare a riconoscere Dio ovunque. L'anima umana, che partecipa a questo processo di sviluppo, può sperare, dopo la morte, di non dissolversi col corpo cui è strettamente connessa, ma di ritornare a Dio, da dove proviene, ed essere riassorbita in lui.







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H U M E David Hume è stato il più grande filosofo del Settecento inglese, noto soprattutto per il suo empirismo radicale e per la sua critica al principio di causalità . Nato nel 1711 a Edimburgo, dove morì nel 1776, Hume rivelò sin da giovane una spiccata inclinazione per gli studi filosofici. A 18 anni intuì che la fisica di Newton avrebbe aperto una nuova era nella storia del pensiero: il metodo sperimentale, applicato allo studio della natura, sarebbe stato esteso allo studio dell'uomo.  Hume approda ad una forma di empirismo radicale o fenomenismo ("esistono solo le nostre idee; non esiste una sostanza e cioè non esiste nulla di reale fuori delle nostre percezioni") e di scetticismo rispetto all’esistenza di una realtà esterna.    Hume affronta il problema della conoscenza e, come John Locke, non ammette l’esistenza di idee innate. Sostiene invece che tutto scaturisca dalle percezioni, ovvero tutto ciò che può essere presente nella nostra mente. Egli suddivide le p